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Racconti Erotici e Storie Strane (ma Vere)
Mia Figlia? Le ho spinto contro la mia erezione totale,
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Invito a Pranzo con Puttane non Disponibili
La più nobile delle arti umane, il sesso anale, si pratica e s’impara
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Enrico Costa incontra Mazzei al bar delle puttane coalizzate
..”guarda, è vero, ti può capitare una serata nella quale fai gli incontri sbagliati, ma non sono mica tutte così le puttane indonesiane; io ne ho trovate alcune che veramente sono capaci di fare i pompini-col-culo, letteralmente, dico, e senza che le paghi, anzi, il Taxi lo pagano loro, proprio per sottolineare il fatto che non sono donnine-allegre” spiegò il Costa, ed era sincero, il suo non era affatto un tono consolatorio. “Ma anche quelle puttane-coalizzate che mi hanno dissanguato stasera sono indonesiane..” ribatté Mazzei “sì, indonesiane, ma non sono tutte così, ti è andata male, è una questione anche di fortuna, e poi, qui a Hong Kong, subiscono l’influenza malefica del centro finanziario internazionale, cazzo, passano da 50 mila rupia a 150 mila HK$, è una cosa da pazzi. Per scopare le indonesiane giuste, a Hong Kong, devi farti presentare, o conoscere via internet, meglio, qualche tardona che è qui per lavoro. Naturalmente ti becchi la quarantenne, e anche la quarantanovenne, ma se pure fosse una sessantenne, il culo di un’indonesiana di sessant’anni è sempre più attivo di quello di una trentenne europea.”
“Parli per esperienza?”
“Beh, una volta ho scopato una nonna, a Bali, non so quanti anni avesse, però mi ha detto che aveva nipotine, che era nonna, e però – pensa che impegno sociale ed intellettuale, che donna matura – mi faceva vedere le foto della sua sfilata patetica in costume da bagno, organizzata non so per chi e non so da chi, comunque lei sfilava in costume, assieme ad altre tardone, e non era affatto male. Invece di farmi vedere le foto delle nipotine, oppure, invece di fare cose concrete nel mondo degli affari o della didattica, la donna indonesiana, fino alla fine, si atteggia ad “artista” della patata rasata, una sfila in costume per la pubblicità dei costumi da bagno, un’altra posa nuda per un pittore, un’altra ancora faceva l’avvocato e si è dimessa per diventare “un’artista” della letteratura, si è messa a scrivere un libretto per i bambini, in Canada, e però si considerava già ‘artista”, al suo primo stupido libro illustrato per bambini ritardati, mi diceva, ‘ora che ho iniziato questa mia nuova carriera di artista…ma dio cane, ma che cazzo di avvocato sarà mai stata?”
“Lascia perdere, non parliamo di avvocati, me ne succedono di tutti i colori, meglio che stiamo sulle puttane che fanno i pompini-col-culo.”
“Hai ragione” dovette allora ammettere Enrico Costa, ma perché mai doveva spiegare i suoi sistemi per scopare ad un estraneo, ad uno con quella faccia da cretino poi? Solo perché era italiano, un italiano in cattività, appunto, come lui? Allora Costa non sapeva niente degli italiani in cattività, proprio lui, che era il più cornuto e il più ruffiano di tutti? Gli italiani avevano moltissimi difetti e fra questi due in particolare, in momenti come quello: primo, se potevano riempirti di chiacchiere inutili e di barzellette tediose o di aneddoti frutto delle più stupide fantasie, non si sottraevano, ma quando si trattava di rispondere domande a proposito d’informazioni che potevano esserti utili, era sempre così, o ti depistavano per non dirti i loro segreti e per non condividere le loro conoscenze, oppure erano troppo ignoranti e/o deficienti e/o inconcludenti per risponderti in modo costruttivo. Parlare con loro era sempre una infruttifera perdita di tempo. Se ti servivano informazioni, o domandavi a qualche altro straniero, non italiano, oppure ti bruciavi la schiena andando per tentativi, certo non potevi chiedere ai cinesi, perché quelli erano più ignoranti di tutti, anche e soprattutto a proposito delle questioni che riguardavano la terraferma cinese. Naturalmente questa loro gelosia infantile, degli italiani, circa le loro piccole conoscenze, secondo loro apparteneva ad una certa logica che, stupidamente, non consideravano meschina. Il compagno di classe che non ti passa i compiti, che non ti risponde, che non ti passa gli appunti all’università, il finto webmaster che scrive un sacco di amenità inutili sui forum per dilettanti-menomati che fingono di guadagnare tantissimo ma che a malapena si pagano le spese per il mantenimento del server, gli impiegati che non dicono ai colleghi quanto guadagnano veramente…di esempi Costa poteva farne a migliaia. Solo lui poteva raccontare i fatti del suo lavoro ad estranei, perché sapeva che non sarebbero mai calati in Cina per “rubargli l’idea”, anche perché non c’era proprio nessuna idea da rubare, lui si faceva il culo e basta, e chi trovi in Italia che ti ruba l’idea di farti il culo? per gli italiani la buona idea è quella che ti fa guadagnare senza dover lavorare o, quantomeno, lavorando pochissimo.
Il secondo mortale difetto degli italiani in cattività, ma poi lo stesso difetto lo alimentavano anche in patria, altro che, era che non perdevano mai un’occasione per tentare di prendersi confidenze con le donne degli altri. Pareva fossero incapaci, o troppo pigri o troppo insicuri, per tentare di rimorchiare qualche puttana per conto loro. No, loro dovevano sempre sbavare con le donne degli altri, meglio se di amici intimi, meglio se erano le mogli dei fratelli, dei cugini, dei parenti e degli affini, erano sempre lì, appiccicati addosso a femmine che non li avrebbero voluti “filare di pezza” se non fossero state costrette a sentirli per amor di patria, perché erano amici dei loro “morosi” e quindi bisognava cercare di essere cordiali e gentili, e quante cazzate che sparavano, madonna quante! No, Costa almeno non pareva avere questo difetto, era vissuto all’estero più della metà della sua squallida vita, che ora era anche più squallida, e aveva difetti anche peggiori, ma non cercava di fingersi maleducato, si fingeva anzi educato e non molestava le donne degli altri, ammorbandole con stupidissime e noiosissime chiacchiere. E poi si teneva la moglie in cattività, proprio così, si teneva moglie e figli espatriati, come lui, per la vita, proprio lì dove bisognava andare scapoli, per fare le batterie con le puttane asiatiche. Costa era il tipo che, se fosse andato all’Oktoberfest di Monaco in Baviera, si sarebbe portato la birra da casa. E però, anche se Costa fosse stato come gli altri e, soprattutto, anche e Mazzei fosse stato come tutti gli altri italiani che s’incontrano nel sud est asiatico, la storia di quando Costa aveva fatto il culo alla sguattera della tardona malese la poteva raccontare, tanto mica gliela presentava, non c’era nessun pericolo che le si attaccasse alla sottana.
“Sì sì,” ripeté Costa, hai ragione, parliamo delle puttane che fanno i pomini-col-culo.
“Ma tu dove sei residente adesso?” domandò invece, cambiando sfacciatamente discorso Mazzei, “che per caso lavori per l’erario italiano?”
“No, no, che c’entra?”
“Allora lavori per il consolato italiano?”
“Che dici? No, io sono un mercante, vado in Cina solo per comprare bigiotteria che poi mi rivendo al dettaglio in bottega a Napoli” Mazzei stava iniziando ad esporsi più di quanto si sarebbe esposto Costa se gli avesse risposto.
“Beh io penso questo, per voi che andate in terraferma Cinese, io penso che siete fortunati..” questa volta fu il Costa a cambiare sfacciatamente discorso “sì, è vero che i cinesi hanno delle teste troppo comprimenti, per un cervello normale, e hanno dei divertimenti che, in apparenza, per un italiano sembrano delle cavolate..”
“Sì, i masaggi ai piedi dopo cena, il Karaoke..”
“Esatto” strillò Costa nell’orecchio di Mazzei, le puttane muovevano i culi sempre più freneticamente e la musica si faceva sempre più forte, “ci siamo capiti al volo. Però, vedi, se superi questa parte del Karaoke e de….
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