(incontri in chat porno, vergini vicine di casa!)
A Paolo Berardi non interessava più perdere tempo a sentire le chiacchiere delle donne; lui era troppo impegnato con l’Università e con il suo lavoro part-time di giornalista. Meglio pagarle, le donne, scopare, inculare, farsi leccare tutt’attorno all’orifizio anale, farsi umettare di saliva i peli increspati e duri attorno al buco del culo e poi farsi spingere la lingua umida e calda dentro il buco del culo, fino a che la lingua ripassa sulla radice e il perineo, accarezza le palle, prima la sinistra, sì, succhiare no, leccare sì ma non succhiare la palla stronza. Queste fesserie che facevano le donne proprio Paolo Berardi non le capiva; anche a sua moglie Antonietta aveva dovuto spiegare che fosse meglio non succhiare i testicoli; “che cazzo succhi, mica sono salsicce che te le ripassi calde in bocca prima di iniziare a masticare”; le donne vedevano queste pratiche malsane in qualche film porno, probabilmente americano – non che i video porno italiani fossero poi migliori – e pensavano che sarebbe stato eccitante e piacevole riproporre la questione per gratificarsi del godimento spruzzato fuori dalle cappelle roventi dei loro compagni di letto.
(Vergini Villane Sodomizzate e Puttane Qualificate:
incontri in chat porno, con giovinette dispettose)
Racconti Erotici e Storie Strane (ma Vere)
Mia Figlia? Le ho spinto contro la mia erezione totale,
Inculare con le chat erotiche senza video e senza webcam,
La Rivista Pornografica “la meretrice e il maniscalco” di Skinner,
La cugina, non si poteva non amarla nell’atto d’incularla,
Riprovare a fare il culo alla cugina, fallito il primo tentativo,
“Madonna! CUGINO Che porco che sei! Ma che porco!”,
Orgasmi Vendicativi Spruzzati sui Capelli della Cugina,
Mia Cugina Roberta, Cavalcata sul Letto Sopra la Coperta,
Occasioni degli Arrivi, “Hai fatto buon viaggio, Cuginetta?”
Sodomizzare la cugina, vendicarsi delle prepotenze dello zio
Il prof. Benazzo ammaestrò il pavimento pelvico di sua figlia
Invito a Pranzo con Puttane non Disponibili
La più nobile delle arti umane, il sesso anale, si pratica e s’impara
(incontri in chat porno, magari!)
” – No” – Diceva ad Antonietta, quando lei provava a tirarsi in bocca un testicolo; – “No” – Ripeteva ad Antonietta quando ‘sta stronza gli ripassava la lingua a martelletto sui testicoli, battendoli da sinistra a destra, o dall’alto verso il basso, a ripetizione, muovendo la lingua rapida come un serpente; – “No, dio cane, quanti cazzi di film porno hai visto? Perché dovete sempre farmi perdere tempo con le scemenze?”
Poi lei riprendeva con aria di ravvedimento a leccare le palle, il perineo e tutta la zona attorno all’inguine, proprio con il fare di chi lecca un gelato, con delle leccate ampie, lente, cavando di bocca mezzo metro di lingua e lasciando che tutta la superficie papillosa, calda, umida e ruvida grattasse nei punti nervosi più interessanti dell’organismo umano, raccogliendo sapori, secrezioni, odori e sudore. – “No, non stare a guardarmi con sguardo d’adultera. Non guardarmi. Lecca, succhia, metti la lingua sulle palle e nel centro dell’ano, ma non mi guardare, che cazzo guardi, perché pensi di fare come nei video porno?” – Ma poi, anche quelle puttane che si vedevano nei video porno, che cazzo guardavano? Guardavano con aria di sfida beffarda l’espressione, presumibilmente allietata, del maschio mentre gli vezzeggiavano il buco del culo e gli lusingavano il perineo, dando qualche leccata ai testicoli e qualche succhiata al pisello, sporadica ma sentita fino in fondo, al pene eretto e alla cappella liscia, gonfia e piena di sangue.
Ma che cazzo guardavano in alto o, peggio ancora, verso la telecamera? “Non guardate la telecamera, non stiamo intervistando voi, ignorateci, fate finta che state combattendo, andate avanti, fingete di combattere, come se fosse una cosa vera..” Così parlava il regista che fingeva di fare il documentario durante la battaglia, quando i soldati si fermavano per guardare la telecamera puntata su di loro e magari mettersi in posa sorridenti…
Che puttane ignoranti – pensava il Berardi – che donne puttane, ingiuste e ignoranti; disoneste, puttane, ignoranti, incompetenti e disoneste. E non si faceva una ragione del fatto che, più diventavano attempate, grasse e con le chiappe cadenti ammosciate, più avanzavano pretese di corteggiamento. “Ma come fai a chiedermi il numero di telefono che ci siamo appena conosciuti”….”Ma per chi mi hai preso?”..”Ma non sono una prostituta”… – meglio le prostitute, cazzo, sono puttane dichiarate e talvolta oneste.
Per come la vedeva il Berardi, soprattutto poi dopo gli anni di esperienza nell’area di Tropicana e del Sud Est Asiatico, se, come lui, ti eri appena sposato e ti apprestavi a passare il secondo inverno a scrocco, completamente spesato a casa della moglie che ti ospita, facevi meglio a gratificare lei piuttosto che a farti un’amante; facevi meglio a venirle in bocca tutti i giorni, al mattino, per gratificarla del buongiorno, alla sera, per gratificarla del fatto che era capace di farti venire anche una seconda e una terza volta…e come si incazzava lei quando vedeva che non riusciva a farlo venire; e come si felicitava, invece, lei, quando sentiva il fluido del suo seme bollente riempirle la bocca; continuava a leccare e a succhiare tutto, ingoiando lo sperma, a volte fluido e a volte denso, a volte dolciastro e a volte amaro, a volte liquido e a volte con delle parti solide biancastre in sospensione, fino all’ultima goccia, piena d’umorismo e d’orgoglio, con la figa pigra bagnata di secrezione da stimolazione sensuale ma anche fradicia di fierezza femminile: – “ancora ti piaccio, ancora sono la moglie numero uno, la donna che riesce a farti venire con la bocca, stringendoti lo scroto ritmicamente, o infilandoti le prime falange dell’indice e del medio nel buco del culo; chi è la moglie numero uno? Chi è la sposa più bella del mondo?” –
Paolo Berardi non pensava affatto che Antonietta Villa fosse la moglie numero uno; questa era la terza e ne aveva avute di molto meglio; il fatto sta che quelle che aveva avuto in precedenza, quelle “molto meglio”, erano tutte andate a farsi fottere affanculo da qualcun altro, e magari anche qualcun altro in grado di mantenerle bene, di pagare per i loro capricci o di chiudere un occhio per le loro scappatelle. Erano state amanti bollenti e pronte a tutto con lui ma non gli avevano perdonato la sua gelosia e il fatto che, spendendo come spendeva, prima o poi si ritrovava sempre senza una breccola in tasca; sì, esattamente come si trovava adesso; e le donne erano vendicative; prima o poi l’odio accumulato per i divieti e i controlli fatti dal maschio geloso emergevano e prevalevano su tutto il resto; prima o poi ti presentavano il conto e si facevano scopare dal primo fesso incontrato in chat porno, magari circonciso, magari più avvinazzato di te, magari inglese, fiero della perizia con la quale tiene il suo orifizio anale pulito ma senza la minima idea di base sull’igiene del buco del culo.
(incontri in chat porno, studentesse sempre in punizione!)
(Vergini Villane Sodomizzate e Puttane Qualificate:
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La Rivista Pornografica “la meretrice e il maniscalco” di Skinner,
La cugina, non si poteva non amarla nell’atto d’incularla,
Riprovare a fare il culo alla cugina, fallito il primo tentativo,
“Madonna! CUGINO Che porco che sei! Ma che porco!”,
Orgasmi Vendicativi Spruzzati sui Capelli della Cugina,
Mia Cugina Roberta, Cavalcata sul Letto Sopra la Coperta,
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Sodomizzare la cugina, vendicarsi delle prepotenze dello zio
Il prof. Benazzo ammaestrò il pavimento pelvico di sua figlia
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