Monelleinchat e le Vergini Villane Sodomizzate danno il benvenuto il Lettore con Amore
(Vergini Villane Sodomizzate e Puttane Qualificate:
incontri in chat porno, con giovinette dispettose)Racconti Erotici e Storie Strane (ma Vere)
Mia Figlia? Le ho spinto contro la mia erezione totale,
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“La informo che abbiamo respinto la sua richiesta”
“Quale richiesta?” Danzi continuava a fingere di non capire, perché voleva apparire in assoluta buona fede. Del resto non capiva sul serio; sapeva ma non sapeva; e i motivi alla radice dei suoi sensi di colpa che avevano a che fare con i giovani scelti per l’esercito di liberazione?
“La sua richiesta di espatrio”.
“E con quale diritto? E per quale motivo?”
Il ragazzo alto con gli occhialetti e il sorriso da brillo trasmise l’obiezione tradotta al giovane sovrintendente che rilasciò subito una risposta breve, cordiale e risoluta. Quindi il giovanotto alto si rigirò verso Osvaldo, sorridendo, come se stesse raccontando una barzelletta bizzarra:
“Non lo sai il perché? Non lo sai?”
Ma se siete voi che mi avete fermato, cristo, dovreste ben’ saperlo voi ciò che fate e perché lo fate!
“No! Non ne ho la più pallida idea” rispose Danzi, che cominciava a irritarsi sul serio della inettitudine del “poliziotto” traduttore stoccafisso dell’esercito di liberazione della repubblica popolare cinese.
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“Devi avere una questione aperta a Pechino. C’è qualcosa in sospeso a Pechino. Devi ritornare a Pechino per risolvere la faccenda prima di lasciare il paese.”
“E dove devo andare? Quale faccenda?”
“Non sappiamo di che si tratta, esattamente. Noi sappiamo solo che devi ritornare a Pechino”.
Nel frattempo il sovrintendente restituì il passaporto in mano a Danzi e il Danzi ebbe come un senso di piacevolissima ebbrezza, tale fu il sollievo di vederselo ridare in mano. Ora poteva andarsene da lì, non volevano quindi metterlo dentro, se ne sarebbe andato e buonanotte. Non era libero di lasciare il paese, questo no, ma perlomeno voleva uscire da quella stanza bianca e piena di guardie verdi. Non stette più a insistere, sollevò un paio di obiezioni che trovarono rapidamente risposta concludente. Non voleva che loro sapessero della sua paura, per questo doveva fare qualche altra obiezione, non sarebbe sembrato naturale che uno straniero fosse privato dei suoi diritti senza lamentarsi. E poi non voleva che loro sapessero che forse aveva fatto qualcosa per la quale avrebbero dovuto trattenerlo, a prescindere dalla questione di Pechino, qualcosa che eventualmente avrebbero saputo da lui stesso, usando il “giusto” metodo d’interrogatorio.
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“Dovreste rilasciarmi una carta, qualcosa di scritto sul fatto che non mi è stato consentito di partire oggi.” Danzi sobriamente formulò l’istanza, ormai il whisky non faceva più nessun effetto. Era completamente metabolizzato. Nuovamente il giovane traduttore si rivolse verso il sovrintendente ed ebbe subito una risposta decisa e garbata, molto precisa.
“No, questo non lo rilasciamo”.
“Perche’? Io ho bisogno di dimostrare che oggi non sono potuto andare a Hong Kong dove avevo un appuntamento importante. Devo dimostrare ai miei “datori di lavoro, ai miei committenti” che non ho potuto andare per cause indipendenti la mia volontà. E poi mi devo fare rimborsare il biglietto.” Erano tutte balle. Avrebbero dovuto fargli una sorta di verbale, questo sì. Come ti permettevi di fermare una persona, uno straniero, di impedirgli di viaggiare, di espatriare, senza neanche sapere il motivo, e senza che di questa tua azione, di questo tuo abuso, di questo sopruso autorizzato, rimanesse una traccia scritta? A chi appellarsi? A chi fare la contestazione? Come e con cosa? A chi chiedere i risarcimenti? Erano tutti interrogativi corretti, giusti, in senso formale. Ma Danzi non aveva nessun appuntamento a Hong Kong, di lavoro, s’intende, doveva andare lì solo per fare le batterie con le puttane, sperando di trovarne di indonesiane. Non aveva datore di lavoro, non aveva ditta alla quale avrebbe dovuto giustificare alcunché e nessuno gli avrebbe rimborsato il biglietto comunque, un biglietto che casualmente aveva comprato la sera prima i un’agenzia per un prezzo stracciato di 1,600 Yuan RMB. Per lui era già tanto che non si sognassero di trattenerlo.
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“Non ci sono problemi, il biglietto lo rimborsa la compagnia” doveva aver risposto uno degli idioti nella stanza. Ma che poteva saperne lui di cosa rimborsava o non rimborsava la compagnia aerea? Che cavolo c’entrava la compagnia aerea? Erano loro, quegli stronzi dell’esercito di liberazione, che avevano preso l’iniziativa di fermarlo. Danzi aveva già la carta d’imbarco e la fece vedere ai giovani della compagnia, ragazzi e ragazze in uniforme che si erano precedentemente preoccupati di verificare non vi fossero a bordo i bagagli del passeggero rimasto a terra. L’interprete in divisa verde indico’ i ragazzi della compagnia, loro sapevano, loro avrebbero rimborsato senza bisogno di nessuna certificazione e/o contestazione formale. Danzi si rivolse a loro e fece vedere la carta d’imbarco. Il giovane steward, un tipo molto alto, la prese come fanno sempre i marziani che devono leggere tutta la pagina delle cose irrilevanti, sempre e soprattutto quando sono irrilevanti. Però non lesse nulla, strappò la carta di imbarco in 4 pezzetti e sorrise verso Danzi come se volesse dire, ‘visto com’e’ facile? Niente carta di imbarco. Il problema non sussiste più.’
“Il biglietto le verrà rimborsato dall’agenzia di viaggi” sentenziò il mago prestigiatore
della compagnia aerea, che aveva appena fatto sparire l’ultima prova tangibile della presenza in aeroporto di Danzi quella mattina. E anche lui diceva una stronzata. Danzi non poteva che lasciar perdere, prese i bagagli e si diresse verso l’uscita. Quale uscita? Erano le partenze internazionali, la via era a senso unico. Doveva uscire dall’entrata?
“Da che parte esco?” domandò all’interprete, e fu un altro errore, perché in quel momento il piantone dell’ingresso lo stava guardando con aria sospettosissima. Come mai lo stavano lasciando andare?