(Vergini Villane Sodomizzate e Puttane Qualificate:
incontri in chat porno, con giovinette dispettose)
Racconti Erotici e Storie Strane (ma Vere)
Mia Figlia? Le ho spinto contro la mia erezione totale,
Inculare con le chat erotiche senza video e senza webcam,
La Rivista Pornografica “la meretrice e il maniscalco” di Skinner,
La cugina, non si poteva non amarla nell’atto d’incularla,
Riprovare a fare il culo alla cugina, fallito il primo tentativo,
“Madonna! CUGINO Che porco che sei! Ma che porco!”,
Orgasmi Vendicativi Spruzzati sui Capelli della Cugina,
Mia Cugina Roberta, Cavalcata sul Letto Sopra la Coperta,
Occasioni degli Arrivi, “Hai fatto buon viaggio, Cuginetta?”
Sodomizzare la cugina, vendicarsi delle prepotenze dello zio
Il prof. Benazzo ammaestrò il pavimento pelvico di sua figlia
Invito a Pranzo con Puttane non Disponibili
La più nobile delle arti umane, il sesso anale, si pratica e s’impara
(incontri in chat porno, magari!)
“Papà, vengo a trovarti il fine settimana, a Lugano, mi vieni a prendere alla stazione?”
“No, tu vieni lunedì, ragazza, il fine settimana fallo pure in Italia, fai compagnia a tua madre o a qualche altra oca mentecatta che frequentavi prima di sposarti”.
“Meglio così”, pensava Roberta, mentre si sentiva sempre più bagnata, dato che si prospettava un fine settimana nella provincia romana, ospite del cugino Giampaolo Maria Sarrantonio, per provare a vedere se era veramente grosso come pareva, quel coso che gli gonfiava la patta dei pantaloni così appropriatamente attillati. Se fosse andata storta, e cioè, se non si fosse tolta questo sfizio di creare una relazione segretissima con il cugino, questa segretissima relazione penetrante e bollente (a dispetto della bigotteria del padre e della madre, che nemmeno le consentivano di dormire fuori con il suo fidanzato ufficiale, se non si fosse prima sposata, e nonostante lei avesse circa 30 anni, esattamente come suo cugino Giampaolo), se non si fosse tolta lo sfizio di questo morbosissimo atto di trasgressione, sarebbe andata sul sicuro con suo padre, il prof. Andrea Benazzo, giornalista d’inchiesta non richiesta, il lunedì che seguiva, a Lugano, e, con lui, Roberta sapeva che avrebbe dovuto tenersi a dieta libera e leggera, perché lui l’avrebbe inculata più volte nello stesso giorno e non ci doveva essere nessun ostacolo.
(Vergini Villane Qualificate:
incontri in chat porno, con giovinette dispettose)
Era molto difficile, per Giampaolo, capire se e cosa fosse scattato tra Roberta e il Cugino, così, all’improvviso. Era stato licenziato, non pagava il biglietto del treno, non aveva una breccola in tasca, a differenza del fidanzato ufficiale di Roberta, che invece era farmacista. Suo zio, che di lei era il padre, alla stazione gli aveva persino infilato un biglietto da cento nel taschino della camicia, sapendo che lui non avrebbe comunque pagato il biglietto del treno. Proprio suo zio, uno dei sottufficiali più tirchi della storia delle forze armate italiane. A sua zia, certo, non avrebbe potuto raccontare di quel gesto, lei che era pure più tirchia di lui. Ma i valori in famiglia quelli erano, se avevi denaro, lavoro, stipendio, contavi qualcosa, altrimenti no. E che tenerezza doveva aver fatto in quel momento Giampaolo a Roberta, a lei (con due lauree, con il fidanzato farmacista, una prospettiva di vita agiata, e in più la casa al mare, e i terreni, e tutto ciò che avrebbe ereditato dai suoi), che voleva prendergli il manico con un tale calore e un tale affetto da fargli dimenticare tutti i suoi guai. Lui rappresentava il contrario di ciò per cui era stata costruita l’impalcatura di lei. Licenziato, morto di fame, non laureato, che da piccolo perdeva con lei tutte le volte che giocava a “rischia-tutto”. L’aveva odiata a morte da piccola. Lei sapeva tutte le capitali del mondo a memoria e lui non sapeva un cazzo. Conduceva il gioco suo fratello maggiore, il cugino di Giampaolo, al quale Giampaolo era affezionatissimo, da sempre. Lei brava e lui somaro, lui sembrava deludere il cugino e la puttanina portargli via il suo affetto. Questa era stata una delle ragioni per le quali lui aveva odiato lei. Per gelosia nei confronti del cugino, al quale la sua dimostrata ignoranza doveva aver arrecato almeno delusione. In ogni caso continuava a rispondere lei e quindi gli apprezzamenti andavano tutti solo a lei.
Non era quello il solo motivo per il quale l’aveva odiata, ora che stava per riempirle la pancia con una cappella rovente e per strofinarle sulle sue grandi chiappe uno scroto duro, gonfio e arricciato.
Tanto per cominciare i suoi timori di perdere l’affetto del cugino prediletto si erano rivelati infondati. Il cugino più anziano era stato un secchione a sua volta, da studente, e quindi era chiaro che dovesse lodare la sorellina piena di orgoglio e di arrogantissima spocchia. Ciò nonostante era anche lui attaccatissimo a Giampaolo, e gli interessava gran poco se era somaro a scuola, sapendo bene quanto fosse intelligente e quanto fosse anche assai più intelligente di quella puttanina e rompi-coglioni della sua sorellina, che come iniziò a litigarci, da grande, sapeva essere una vera vipera. Il problema era anche un altro. Giampaolo, figlio di mignotta, era senza genitori, d’estate; d’inverno era parcheggiato in collegio e gli toccava di passare l’estate a casa dello zio e della zia che erano due tiranni, e dicevano peste e corna di sua madre. La cuginetta era sempre lì a prendere le coccole della madre, la zia di Giampaolo, che invece era violentissima quando parlava di quanto era puttana la madre di Giampaolo, e del padre, lo zio di Giampaolo, che era anche più violento della zia quando doveva a tutti i costi fare il prepotente con lui, che aveva solo 11 anni. Due bambini, in casa, un’estate odiosa, e il cugino grande rimaneva con loro solo dieci giorni. Per tutto il resto del tempo i genitori di Roberta, gli zii di Giampaolo, con qualcuno dovevano sfogare il loro veleno e non lo facevano certo con lei, che era sempre lì a leccare carezze, simulando l’atteggiamento della santarella, che godeva di quella disparità di trattamento. Giampaolo doveva passare un’estate con 3 nemici, una piccola, come lui, che sembrava fargli pure la spia, se sbagliava qualcosa, per farlo redarguire e godersi sadicamente lo spettacolo in disparte, sapendo di essere intoccabile. Doveva essere punita, quantomeno sodomizzata per almeno un paio di volte al giorno, durante quel fine settimana a Roma.
Appena uscito dal Raccordo Anulare, presa la Roma-Fiumicino, in direzione di Fiumicino, Giampaolo Maria Sarrantonio abbandonò qualunque dubbio circa il rischio che avrebbe potuto comportare ciò che aveva in mente di fare.
Sputtanarsi con la famiglia? E chi se ne frega? Poi con chi, con quello zio che, a suo tempo, si era fottutto il contante dei libretti di risparmio suoi e di sua sorella, approfittando che la madre era ubriaca? Con quello zio, tanto affezionato a suo padre che aveva cercato di fottergli la moglie, che di Giampaolo era madre?
Certo lui non poteva essere sicuro che lei volesse scoparlo. Però un certo sospetto lo avrebbe instillato in chiunque, quella porca, nonostante fosse tanto facile fraintendere le intenzioni in queste cose. Lei a Roma che cosa ci andava a fare? A trovare il fratello? E allora perché aveva chiesto a lui, suo cugino, di ospitarla? E lo aveva fatto anche con una certa insistenza, quando lui scherzando, fingendo di scherzare perché il cesso era veramente fuori, al telefono le accennava del problema del cesso fuori. Poi c’era stata quella stretta a due mani ai suoi muscoli lombari, in un momento in cui erano rimasti soli in cucina. Quella pure non era una stretta innocente, se pure una potesse fare certe cose solo per gioco. Era cambiata, cristo, aveva messo su due grosse tette che a 11 anni pareva non promettere assolutamente. Una volta, durante quella breve vacanza, aveva accavallato le gambe e lui, di fronte a lei, sempre attentissimo a certi particolari, a differenza degli altri parenti, aveva visto il bianco candido delle sue mutandine sotto il gonnellino in jeans. Il suo culo era abbondante, ma non esagerato e poteva dire lo stesso delle sue cosce. Erano solo indizi, le sue provocazioni di cuginetta maturata che aveva messo su le curve, certo non indizi sufficienti a rischiare uno sputtanamento con la famiglia e soprattutto con il suo cugino prediletto, fratello di Roberta, che bisognava assolutamente stritolare sotto la coperta. Ora era quasi a Fiumicino, e ripensava alle vendette contro i suoi zii, contro la stessa Roberta, e persino contro lo stesso suo cugino prediletto, certo, perché si poteva covare vendetta anche nei confronti di persone alle quali si era affezionatissimi.
Oramai era in aeroporto. Non c’erano più problemi a fare ciò che andava fatto, né dubbi. “La porto in albergo, pago per quelle due notti, diciamo, 300-400, per evitare di umiliarmi facendole vedere dove effettivamente vivo, nonostante che alle altre donne che ci porto il posto piaccia. La camera matrimoniale, come sempre, e poi c’è solo da vincere l’imbarazzo di spiegare che in quella camera dormiremo assieme. Ma come faccio? Che cazzo le dico? Come introduco il ragionamento? Una volta che cominciamo a parlare normalmente di questo e di quello, facendo ragionamenti sempre articolati e inconcludenti, che fanno incazzare soprattutto me, essendo lei una ragazza testarda, cretina, con due lauree, che sa tutto e però non sa niente, proprio perché crede di sapere e parla invece di stare a sentire… perdiamo di vista l’aggancio per svegliare la bestia che dorme e l’occasione se ne va a puttane. Niente parole. Ma come, non hai imparato niente? L’occasione si presenta proprio subito, non si aspetta che si crei, è già lì, proprio lì, coglione, all’aeroporto! Agli Arrivi! Agli Abbracci! Quello è il momento, senza dire niente, stringendola forte e senza lasciarla andare, e vedere se cede, indulge, oppure se, scandalizzata, mi respinge, ma deve prima liberarsi dalla stretta, e mi fa risparmiare il mio tempo e il mio denaro.” Il ragionamento filava, era tutto perfetto, niente zii, niente cugini, niente altri cugini, sarebbero stati solo loro due, agli arrivi di un aeroporto pieno di sconosciuti, come dire che fosse vuoto di gente di paese, che non si faceva i cazzi suoi e che poi ti domandava il giorno dopo “con chi ti abbracciavi ieri agli arrivi?” No, era tutto perfetto, doveva funzionare e chiarendo le cose da subito, si risparmiava un sacco di tempo con le ipocrite stupide esitazioni, le peggiori nemiche delle più rimpiante situazioni.
(Vergini Villane Qualificate:
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Mia Cugina Roberta, Cavalcata sul Letto Sopra la Coperta,
Occasioni degli Arrivi, “Hai fatto buon viaggio, Cuginetta?”
Sodomizzare la cugina, vendicarsi delle prepotenze dello zio
Il prof. Benazzo ammaestrò il pavimento pelvico di sua figlia
Invito a Pranzo con Puttane non Disponibili
La più nobile delle arti umane, il sesso anale, si pratica e s’impara